sabato 23 luglio 2011

Ci sono storie che non hanno un perchè , ma esistono perchè così dev'essere.

Comunemente chiamiamo Amore.

Pioveva forte quella sera. Quella pioggia fastidiosa e fredda, che ci invogliava a stare abbracciati per ore e ore sotto coperte calde e lenzuola inamidite. E quel profumo che sapeva così tanto di noi, ci cullava, lieto di donare alle nostre anime quell'amore per cui avevamo lottato fino ad all'ora e per cui c'eravamo anche odiati, mentendoci.
I tuoi occhi sussurravano parole che la tua bocca non avevi il coraggio di dire. Le tue mani dipingevano storie infinite sulla mia pelle.
E io ero inerme in balia di quel senrimento così sconosciuto quanto desiderato che comunemente chiamiamo Amore.

lunedì 18 luglio 2011

Riempi di sorrisi il buio dei miei giorni.
Credi in me molto più di quanto faccia io stessa.

Mentre tu dormivi. 22

Eri lì. Il viso che sprofondava nel cuscino. Gli occhi socchiusi, le labbra secche. Non volevi che nessuno si avvicinasse a te, come se  il dolore che provavi poteva contagiarci.
 Ti perdevi in frasi senza senso, mentre io quel senso lo cercavo disperatamente.
 Ma perchè proprio a te, proprio a noi? Perchè proprio ora , mentre tutto si stava aggiustando.
In quella camera di ospedale illuminata da una piccola finestra, eri sdraiato su quel letto mentre io pregavo Dio che fosse tutto un incubo, che fosse tutto un maledetto sogno, da cui potevo risvegliarmi. ma invece no, era tutta semplice e pura realtà.
 Dormivi beato, il labbro leggermente piegato a sinistra, il tuo viso angelico che illuminava di amore quella stanzetta buia. Mentre tu dormivi, e il dolore dilagava nel cuore dei nostri cari, io ti giuravo amore. Giuravo che non ti avrei mai abbandonato a quel destino crudele, che ti sarei stata accanto, qualsiasi ostacolo questa tremenda vita ci avrebbe messo davanti. Io sarei stata lì, come quel giorno, accanto a quel letto d'ospedale, su quella sedia, mentre il mondo girava e io diventavo donna. Tu mi hai reso donna. Le lacrime scendevano silenziose e amare, bruciavano sulla pelle come scie di fuoco. Ti agitavi appena nel sonno, la macchinetta a cui era legato suonava ripetutamente, svegliandoti. E io ti accarezzavo dolcemente qul viso, capendo solo ora quanto eri importante. Avevi dato un senso, mi avevi dato senso.
E mi lasciavo avvolgere dal tuo dolce profumo, continuando a giurarti amore e a pregare, che tutto questo dolore potesse scomparire dal tuo viso.