lunedì 24 settembre 2012

Nel silenzio della tua solitudine, potrai finalmente sentire il canto dei tuoi sogni, le urla delle tue paure e il dolce suono del tempo che arriverà.

Frank, il mendicante.

Anche quel giorno, la pioggia aveva deciso che non si sarebbe fermata. L'acqua, ormai, straripava dai tombini, ma sembrava che al resto del mondo non interessasse. Forse perché essendo a Milano, la fretta, l'ansia, il maledetto correre che non si arresta mai, non ti fa vedere ciò che succede intorno a te. Camminando a bordo del marciapiede, avevo deciso che, quella mattina, avrei fatto più attenzione a ogni cosa. Alle persone che passano, distinte, in giacca e cravatta ma che urtandoti non sapevano chiederti scusa; agli studenti, chiassosi e sempre allegri, qualcuno con il muso lungo, qualcun'altro con la sigaretta in bocca. Agli anziani, cosi arzilli e veloci che sembravano finti. E poi le nonne con i bambini, le donne con le carrozzine, le ragazze, le modelle, tutti che correvano, si spintonavano, non chiedevano scusa. Ognuno di loro ci passava davanti, ma nessuno lo vedeva: Frank, il mendicante. Non so da quanti anni lui era li, seduto a terra, con il suo cartello. Magari erano dieci, magari erano due, nessuno lo sapeva con precisione. Lui stava li, dalla mattina presto,  fino alla notte, con il suo cartello, il capello, e qualche volta blaterava qualcosa contro qualcuno, tossiva, rideva. Nessuno sapeva dove stava la notte ne da dove veniva. Lui era semplicemente Frank, il mendicante. quel giorno ci passai davanti e sorridendo, gli donai cinque euro. Lui alzò gli occhi, e ricambiò il mio sorriso. Gli mancavano tre denti davanti.
" Grazie" si tolse il capello, in segno di ringraziamento.
" Sono 1989 giorni che ci vediamo, ogni mattina, e sono solo 124 volte che mi dai qualche dannato centesimo" una tosse rauca lo bloccò. Rimasi a bocca aperta.
" Che guardi? Chiudi la bocca, ragazzo, se no entrano i moscherini!" la serrai, di colpo.
" Sei un bravo ragazzo, ma sei un pirla! ahahahahhaha" Questo era troppo. Perchè mi insultava?
" Vedi? Mi vorresti dire di stare zitto invece te ne stai li, con la faccia da pesce lesso" ora ero davvero spaventato. Cosa voleva Frank da me?
" Vorrei solo dirti di darti una svegliata. Se vuoi qualcosa, vallo a prendere. Se hai un sogno, realizzalo. E non stare li impalato. Vai per la tua strada. Alla tua età, io, avevo già tutto quello che avevo sognato. O quasi" scoppiò in una risata fragorosa. Io mi girai per andarmene.
"Ciao Frank" sorrisi. Per la prima volta lessi il suo cartello ' Ciao, sono Frank. Io vi conosco, anche se voi non lo sapete. Donatemi qualsiasi cosa, e io vi darò un consiglio. O vi dirò il futuro. A voi la scelta'
" Ciao Teo" rispose lui, facendomi l'occhiolino.
Mi incamminai verso casa, quando all'improvviso mi bloccai. Io non mi ero mai presentato a Frank.

sabato 15 settembre 2012

Sarà per Sempre- Parte terza " Regole"

Pioveva. Era una di quelle volte che la pioggia diventa la musica che accompagna tutta la giornata e con una giornata cosi l'azienda mi aveva consigliato di non andare in ufficio ma di portare il lavoro a casa scrivendo sul blog dell'azienda. Un lavoro ingrato, ma qualcuno doveva pur farlo, e infondo non mi dispiaceva: scrivere ciò che stava succedendo, le proposte, le attività era come fare il riassunto delle proprie giornate lavorative. In una mano una tazza di caffè, sulle gambe il mio Romeo, un micione tutto fusa, e nella testa mille pensieri. Sono i pensieri che fregano la gente, la obbligano a rallentare, a correre, a volare. Quel giorno mi obbligavano a guardare fuori dalla finestra, a sospirare. Mi tenevano ancorata al suolo, con ai piedi un paio di pantofole, e tra le labbra il sapore di caffè. Poteva diventare una giornata quasi perfetta, poteva esserlo. Potevo continuare così. Ma niente è come deve essere. Niente è come ti aspetti che sia, neanche in una giornata di pioggia quasi perfetta.
Erano le dieci. Me lo ricordo perchè appena ho sentito il campanello mi sono detta : chi sarà così presto? Non poteva essere una vicina bisognosa di sale, non era ora di pranzo, ne un amico bisognoso di un posto letto, perchè non era notte. Silenziosamente mi sono avvicinata alla porta, con una strana sensazione, un presentimento che aleggiava come un odore nell'aria. E così, ho aperto la porta. E come se fosse niente, come se fosse normale, Lui era li. Con valigia e tutto il resto. Il cappotto, l'ombrello, la sciarpa. Lui era li. Erano passati tre anni dall'ultima volta che lo avevo visto, tre mesi e tre giorni da quando gli avevo inviato l'e-mail. E quegli occhi non erano cambiati. Aveva ancora la barba incolta, qualche ruga qua e la e l'espressione da bambino colpevole non lo aveva abbandonato. Ero paralizzata. Una mano sulla porta, l'altra sullo stipite. I piedi ben saldi nelle pantofole e il respiro corto ma soprattutto il cuore paralizzato e il cervello in fumo. Non una parola riuscii a dire. lui mi guardava come si guardano certe cose antiche, come se dovesse carpire ogni più piccola particella, ogni dettaglio, ogni sfumatura. E capii che nell'esatto istante in cui lui avrebbe aperto bocca, io avrei perso quell'equilibrio che mi ero conquistata in quegli anni. Sapevo che qualunque cosa lui doveva dirmi, avrebbe cambiato il gioco, il ruolo delle parti. Prima o poi avrebbe parlato. Ed io ero fottuta.
Non so quanto tempo passò in quel silenzio così assordante. Io mi tirai indietro e lo lasciai entrare. Non riuscivo a cacciarlo fuori, ne a parlarci quindi tanto valeva che sedersi e ascoltare cosa era venuto a dirmi. Le ruote della valigia stridevano sul pavimento, mentre i suoi passi echeggiavano per tutta casa. Il mio Romeo, il mio protettore gli andò incontro soffiando.
" Buono, buono" lo presi in braccio e lo portai in camera. Il silenzio si era spezzato.
" Siediti" gli urlai. " Merda Romeo." sussurrai.
Tornando in salotto lo trovai seduto sul divano, il giubbotto accanto a lui. Era bellissimo, non potevo negarlo.  Inspirai.
" Che sei venuto a fare?" le parole uscirono così, all'improvviso, come un uragano.
" Ti devo parlare." e come un uragano il mio cervello non si fermava.
" Non potevi scrivere?" e neanche la mia stronzaggine acuta.
" Non avresti capito..." abbassò lo sguardo. Dio, era bellissimo.
" Non avrei capito? Mica sono scema! Avrei capito eccome" mi girai dall'altra parte. Non volevo guardare. Avrei potuto cedere.
" Volevo guardarti, volevo rivederti." la sua voce tremava.
" Esiste una cosa chiamata Skype, e la usano le persone quando voglio parlare e vedersi, senza attraversare metà globo." non era mai stato il mio forte il sarcasmo.
" Io l'ho fatto perchè volevo tornare in Italia. Ci ho messo tre mesi, ma... Eccomi!" Mi voltai. Sorrideva. Aveva le braccia aperte. Avrei voluto tuffarmici dentro e rimanere li, per tempo immemore.
" Sai cos'era più facile? Rispondere alla e-mail.  Non costava niente." Avevo imparato a mentirmi perfettamente.
" Volevo vederti." Lui invece non sembrava mentire.
" Non fare la vittima, o il carino. Volevi vedermi? Sono passati tre anni, tra cui una morte, una casa e un gatto. "
" Volevo vedere com'eri diventata."
" Ora mi hai vista. Sono questa donna non certo grazie alla tua presenza."
"Mi odi?"
"Cosa?
"Ti sto chiedendo se tu mi odi."
"No."
"No non mi odi?"
"Non ti ho mai odiato, idiota."
"Neanche io."
"Bene."
"Volevo parlarti."
"Lo stai già facendo."
"Mi sei mancata. Ogni cazzo di giorno. Ogni volta che mi succedeva qualcosa pensavo " Dovrò dirgliela" ma tu non c'eri, non eri lì ed era tutta colpa mia. Vorrei che le cose fossero andate diversamente, invece ho rovinato tutto. Non solo da migliori amici. Noi ci amavamo, vero? Era amore quello.  Io l'ho infettato di egoismo, e superbia. Giuro, ho cercato di dimenticarti. Sai quante donne ho avuto? Migliaia. Scusa ma è così. migliaia di ragazze, donne. Tutti amori di una notte. Erano solo carne calda dove potevo cullarmi per alcune ore  minuti. Qualcuna durava qualche giorno , al massimo un mese. Poi erano come lo yogurt e scadevano. In ognuna di loro cercavo qualcosa di te. Sai cos'aveva la prima? Le tue mani. La seconda lo stesso colore dei tuoi capelli. E' come se la tua presenza aleggiava nella mia vita, una maledizione o meglio una benedizione. tu c'eri! C'eri ovunque!"
"Sta zitto!" sbraitai. Il cuore era impazzito. Non capivo più niente mentre la testa girava e la paura cresceva, azzannandomi le gambe e facendomi tremare le mani.
"Cosa?" spalancò gli occhi, perplesso.
" STA ZITTO , CAZZO! TU HAI ROVINATO TUTTO, TU TE NE SE ANDATO, TU HAI VOLUTO UNA VITA TUTTA TUA. MI HAI LASCIATO. IO ERO QUI. E TU MI HAI LASCIATO. NON VENIRMI A DIRE CHE IO C'ERO O NON C'ERO O SE LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO AVEVA IL MIO PROFUMO. IO COSA DOVREI DIRE? COSA DOVREI DIRE? MI HAI ABBANDONATA. AVEVO BISOGNO DI TE E NON MI HAI RISPOSTO E ORA TI PRESENTI QUI, PIENO DI SCUSE? COSA VUOI? COSA VUOI DA ME? IO AVEVO IMMAGINATO TUTTO SAI. CASA, MATRIMONIO E PURE DEI FIGLI E TU TE NE SEI ANDATO. ORA TI PRESENTI QUA E DICI CHE CI AMAVAMO. CRISTO, CERTO CHE CI AMAVAMO. IO TI AMAVO!" Lui si alzò di scatto e mi prese il viso fra le mani. il suo profumo era lo stesso da sempre. Si avvicinò e le parole mi morirono in gola.
" Io ti amo ancora, stupida e cretina magnifica donna. La mia donna. Sono tornato qui..." si inginocchiò " per chiederti se vuoi avere una casa, un matrimonio e magari dei figli. Vuoi?" e nel frastuono di quell'incontro ritrovai l'equilibrio che avevo sempre cercato. Un equilibrio fatto di un noi nato nella notte dei tempi. Un Noi tutto nostro fatto ti incomprensione, amore, urli e risate. E con le pantofole ancorate ai piedi e la pioggia che bagnava i vetri , lo baciai. Il sapore di un amore ha l'odore del sole. E infondo, i giochi sono fatti di regole, ma non c'è niente di meglio che infrangerle.

venerdì 7 settembre 2012

Sarà per Sempre- Seconda Parte "La vita può allontanarci, l'amore continuerà"

" E' quel momento della vita in cui devo capire cosa voglio. Devo prendere tra le mani il mio futuro e saldamente cominciare a costruirlo, pezzo per pezzo. Ma non è facile. Ogni decisione, anche la più piccola, comporta una serie di domande, di dubbi, che tormentano, fanno paura , mozzano il respiro. Ognuno di noi ci è passato e credo ci passerà sempre. E' una tappa obbligatoria. Lo so. Eppure dentro muoio. Non vorrei essere fraintesa, io voglio decidere del mio futuro, sto morendo dalla voglia di scoprire cosa diventerò, ma la realtà è lunga e difficile. Ho paura di deludere ma ancora peggio di deludermi. I miei genitori non stanno in alcun modo influenzando la mia scelta. Mi hanno lasciato completa libertà. Ma la domanda che mi tormenta è: E SE LA MIA SCELTA E' COMPLETAMENTE SBAGLIATA?
Un giorno ho promesso a me stessa che dovevo mettercela tutta per cercare di realizzare i miei sogni. E se i miei sogni sono sbagliati?" E senza pensarci due volte gli dissi tutto, proprio tutto. In quel pomeriggio freddo, davanti alla nostra cioccolata calda, nella mia camera, in quel mondo solo nostro, una volta ancora gli avevo aperto il mio cuore. Solo e unicamente lui avrebbe capito. Lo sapevo.
" I sogni non sono mai sbagliati. Se hai un sogno ci sarà un perchè , ed è tuo compito, nei tuoi confronti, cercare di realizzarlo! La vita è tua. I tuoi genitori ti amano, quindi, qualsiasi decisione tu prenderai, qualsiasi persona tu diventerai, sarai sempre Tu. La loro bambina.
E' inutile pensare troppo, domandarti ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per questo mondo. Questo mondo è illogico. Quindi, chiudi gli occhi, fai un bel respiro e interrogati nel profondo. Cosa vuoi per te?  Cosa vuoi dalla tua vita?
La risposta la sai, l'hai sempre saputa ma hai paura  di ammettere la verità. Quindi: non piangerti addosso e rimboccati le maniche. Abbiamo una maturità da fare tra sei mesi e soprattutto non sarai mai sola. Ci sarò io, qualsiasi decisione tu prenderai ". Con un bacio caldo al sapore di cioccolata, lasciò che i miei tormenti svanissero da soli tra le pieghe delle nostre labbra.







" Voglio solo capire chi sono e cosa voglio. Voglio solo scoprire cosa posso fare e chi potrò diventare. Sai quelle storie di scoprire il mondo cosa ha in serbo per me? Ecco, è quello che voglio capire:" Aveva detto. Era un lunedì. Io ho sempre odiato i lunedì e  quello fu il peggiore inizio settimana di sempre.
E con qualche moina, un " ritornerò presto", " mi mancherai", " Certo che ci sentiremo", lui è partito.
" Fra due mesi sarò ancora tuo" una bugia che mi aveva cullato per quei due mesi. Ma lui sapeva che non sarebbe tornato. Aveva trovato lavoro e aveva comprato una casa in Canada.
" Non so più quando tornerò..." aveva sussurrato piano al telefono, in una notte in cui la pioggia non cessava di scendere.
" Tranquillo, vivi la tua vita. Io sto bene e starò bene." Un'altra bugia a cui aggrapparsi quando il sonno non sarebbe arrivato e i ricordi avrebbero spezzato il fiato e fatto bagnare il cuscino.
" Sto bene" mi dicevo in quei giorni, che erano diventati settimane e poi mesi. Indossavo un sorriso sperando che potesse contagiare anche il cuore. Riuscivo benissimo a vivere senza di lui: avevo il mio lavoro, la mia casa in affitto, i miei amici con cui condividere ogni cosa e qualche volta anche qualche ragazzo con cui consolarsi, tra baci e carezze che in realtà non avrei mai voluto. Potevo vivere tranquillamente senza di lui. Ma qualcosa, in questo quadro generale, un piccolo dettaglio , mancava. Mancava il mio confidente, il mio compagno. Si era portato via la parte migliore di me, lasciandomi inerme e sola. Era il custode della mia anima. Ma io ero una leonessa e come una leonessa mi sarei leccata le ferite camminando a testa alta, nell'attesa di non aver più voglia di lui.
A volte , però, bisogna lottare contro se stessi per riuscire a stare bene.











' Era un semplice gioco di parti: io ero forte, non ti avrei pensato, tu saresti scomparso diventando l'innominabile. Sembrava semplice, anzi lo era anche diventato. Recitavo perfettamente le parti a testa alta, affrontando la vita. Ma quando una persona fa delle scelte del genere, non tiene mai conto della morte. Come un vortice, una tempesta, un uragano, sconvolge tutto e tu devi di nuovo fare i conti con le tue scelte. E' un percorso naturale e credo che chiunque debba avere una seconda possibilità. Non so se riuscirò mai a superare la morte di mio padre. La sua mancanza ha creato un vuoto che mi accompagna ogni giorno. E' un dolore che non va via, non si affievolisce. Riesci a conviverci ma non ad accettarlo. Soprattutto se questo dolore arriva all'improvviso, senza neanche un piccolo preavviso, un dubbio, una piccola percezione.Arriva come un fulmine a ciel sereno. Anche se lo sai che il mio cielo non è mai stato limpido.
Era la mia guida, il mio consigliere, il mio insegnante. Era uno degli uomini più importanti della mia vita. Il suo ricordo non svanirà mai, rimarrà sempre qui, vivido, vivo. Ma lui se n'è andato. Non voglio fare la vittima ne chiedere la tua pietà. Ti scrivo solo per dirti che dopo questi tre anni sei ancora tu l'altro uomo più importante, tu che mi hai insegnato ad amare, osare, a giocare con e per la vita. Non ti chiedo di tornare nella mia vita come fidanzato, ti chiedo di tornare come amico, il mio migliore amico. Perchè ho perso mio padre e non voglio perdere anche te per sempre. Mi manchi e credo che chiunque abbia diritto a una seconda possibilità.'
Inviata. Una mail in cui ho racchiuso, una volta ancora, tutto quello che provo e l'ho dedicato a lui. Spengo il computer e cerco di dormire. Forse non la leggera mai, o non mi risponderà. Ma finchè è vivo, finche respira su questa terra dovrà sapere quanto sia importante per me.