lunedì 29 ottobre 2012

"Quando ero bambina" il secondo racconto pubblicato su Poems, una pagina di facebook. Spero vi piaccia :D BUONA LETTURA!


Era bello quando il mio mondo era fatto solo di fantasia. Semplicemente giocavo e non mi
servivano altro che vecchi vestititi, usati, stracciati, stropicciati e diventavo una principessa, una
gonna lunga, nera, bordeaux, un vestito che cadeva giù fin sotto i piedi e mi scoprivo già strega. Mi
bastavo da sola. Chiudevo la porta e il mio mondo iniziava: mille avventure si articolavano tra
mondi fantastici, terre lontane, magie nascoste. Amori impossibili erano reali e ogni ostacolo veniva
superato. Con una bacchetta magica aggiustavo tutto, con un incantesimo guarivo ogni male. Ero in
pericolo? Riuscivo a salvarmi. Non servivano parole, non serviva la voce. Tutto viveva con e dentro
di me. In quella piccola stanza nacquero le mie passioni, attraverso pomeriggi di gioco. Crescevo a
pane, fantasia e fantasy. Chiusa la porta, aprivo il mio mondo. Nessuno poteva saperlo. Era il mio
piccolo segreto. Davanti a me si stendevano terre verdi e fiorite, castelli enormi dove potevo
perdermi, scope volanti e draghi sputa fuoco. Ogni gioco diventava storia, ogni storia la scrivevo sul
mio piccolo diario, anzi sui miei diari. Ne avevo mille, come le mie avventure. Ma poi la porta si
apriva facendo entrare i grandi e il loro noioso mondo. E tutto finiva, almeno per un po'.
Ringrazio Pomes per l'opportunità e il sostegno, in particolare ringrazio Lucia per il continuo aiuto.
Grazie mille!

venerdì 26 ottobre 2012

Questa è l'intervista fatta a me da Vincenzo Bosco. Mi ha fatto pensare pensare molto, mi ha fatto interrogare su cosa pensavo del mondo. Buona lettura. Post pubblicato su : http://unknowntale.blogspot.it/2012/10/intervista-martina-pumo-blog-vita-o.html


Intervista Martina Pumo. Blog; vita o passione?


Salve amici lettori!
E’ un piacere ed un grande onore per me,  rivolgere ad una Blogger del tuo calibro un’intervista. Inizierei con una domanda molto semplice.  A molti lettori piace scoprire chi c’e’ dietro a quelle pagine ricche di emozioni e poesia, quindi ti chiedo:

- Chi e’ davvero, Martina Pumo? 

Martina Pumo è un insieme di sogni e di speranze,
mescolati tra loro con allegria e un pizzico di pessimismo. Ha conosciuto il significato di
svariate parole che le hanno lasciato cicatrici più o meno visibili e cerca di non buttarsi giù.
Se a tutto questo aggiungi la giusta quantità di creatività, nervoso e l'essere permalosa
penso che questa sia Martina Pumo. Ma devo ancora imparare a conoscerla bene.

- Com’e’ la tua giornata tipo? Oltre alla scrittura, quali sono i tuoi hobby
preferiti? 

Mi sveglio sempre abbastanza presto, non troppo, e dopo essermi presa un
po' cura della casa, cerco lavoro. Questa è una parte un po' frustrante della mia vita
perchè purtroppo non sta dando i suoi frutti. O sul pc o andando in giro lasciando mille
curriculum, perdo gran parte della giornata. Per fortuna nessuna giornata è uguale all'altra:
amo uscire, soprattutto girare per Milano. Amo anche leggere e scrivere. Questi sono gli
hobby che riempiono i miei giorni. Adoro guardare i telefilm, sono proprio fissata. Se me ne
piace uno, guardo tutte le stagioni “no stop”. Non è una bella cosa, soprattutto se hai delle
cose da fare. La sera, poi, trovo molto rilassante stare a casa, a guardare un film oppure
adoro uscire. Mi piace stare in compagnia delle persone, in particolare con alcune.
Un'altra mia grande passione è la cucina, soprattutto la pasticceria. Cerco di inventare
sempre nuove ricette, a causa delle mie intolleranze alimentari e trovo la decorazione di
dolci un mestiere fantastico, infatti è proprio in questo ambito che cerco lavoro.

- Stai frequentando l’ultimo anno scolastico della IPSAR A. Vespucci di
Milano. Quanto sta influendo questo indirizzo di studio nel tuo modo di
scrivere o nelle tue storie?  

Scegliere l'istituto alberghiero come indirizzo di studio ha
cambiato notevolmente il modo in cui vedo e vivo le cose. Oltre ad aver conosciuto
persone che riempiono la mia vita di felicità, ho imparato ad amare l'arte. Grazie alla
cucina e soprattutto alla pasticceria sono riuscita a capire cosa voglio dalla vita. In questo
istituto sono nate tutte le mie passione, o meglio ho imparato a conoscerle. Grazie al mio
professore di italiano (che stimo profondamente) ho capito quanto amo la scrittura. Scrivo
da sempre, ma la certezza che sarebbe diventata una passione che mi avrebbe
accompagnato per tutta la vita, l'ho avuta solo in quarta superiore. La passione per la
cucina a volte la passo nei miei racconti, ma non in maniera esplicita. Per esempio,
scrivere un racconto, per me, è come fare una torta: ci vuole tempo, pazienza, amore e
soprattutto impegno. Per entrambi ci vogliono gli ingredienti giusti, il giusto tempo e luogo.
Ognuno di loro ha un momento di “lievitazione” (magari in forno) e la lenta cottura. Quando
sono pronti li sforno e li servo, quasi mai su un piatto d'argento.

- Perche’ hai deciso di fare la Blogger?



L'idea di creare un blog è nata poco più di
un anno e mezzo fa.  Avevo passato un momento davvero difficile in cui ho capito che la
vita può essere davvero breve e non bisogna perdere tempo, se si ha un sogno si deve far
di tutto per realizzarlo. Qui è nata Dipingi il cielo e fallo tuo, la mia creatura. Ho deciso di
scrivere qui i miei racconti perchè il mio sogno è far conoscere al mondo ciò che scrivo e
sono convinta che non ci sia nulla di più mondiale della rete. Poi ho scoperto che molte
case editrici  (non tutte per fortuna) chiedono molti soldi per la pubblicazione di un libro: un motivo in più che mi ha spinto a scegliere il web.

- Qual’e’ il post di tua creazione che preferisci? Perche’?
  


Se devo essere
sincera, non ne ho uno preferito. Penso che ho ancora molta strada da fare per far sì che
una storia mi piaccia fino in fondo. Dall'altra parte ogni post è speciale, perchè per farlo ci
ho pensato su, l'ho scritto magari su qualche foglio o sul computer e dopo mille correzioni
lo pubblico. Altre volte lo scrivo di getto e non lo rileggo. Sono affezionata ai primi post, i
primi passi che ho fatto nel blog. Ecco, sono questi i miei preferiti.

- In quali momenti della giornata preferisci scrivere?


Ogni momento è buono.
Amo scrivere la mattina presto, la sera tardi e nel pomeriggio. Mi piace scrivere quando
sono da sola e il silenzio regna in casa, ma trovo ispirazione anche in mezzo alla gente
come quando ero in classe o nei Cafè. Ultimamente mi piace scrivere su un quadernetto
quando le persone intorno a me e cominciano a parlare, per esempio se sono seduta in
metro o quando i miei guardano la televisione. Se mi viene un'ispirazione e sto
camminando, prendo il quadernetto e scrivo. Lo porto sempre con me, perché non so mai
quando arriverà un'idea geniale o una completa cavolata, quindi devo essere sempre
pronta.

- Perdendomi nel tuo meraviglioso Blog, mi son reso conto che tutti, o
quasi tutti i post sono autobiografici. Non provi vergogna ad esternare il
tuo “io” cosi’ facilmente?
 Sinceramente si, per questo scrivo sotto le sembianze di
Lu. Potrei definirla il mio alter ego, ma credo che sia semplicemente la mia parte creativa
anzi la mia racconta storie. Perchè è quello che faccio: racconto storie più o meno vicine a
me. Non sempre sono autobiografiche, anche se può sembrare. Scrivere in prima persona
ha molti pro e anche qualche contro: da una parte aiuta chi scrive e chi legge a
immedesimarsi meglio nei panni del personaggio; dall'altra inganna e sembrano
autobiografici. Credo che i miei post autobiografici siano una decina. Gli altri sono tutti
inventati, ma è inevitabile che in ognuno di essi abbia messo qualcosa di me. Per questa
ragione, non so se definirli autobiografici o meno.

- La realta’ milanese ha influito notevolmente nei tuoi scritti?
 


Credo di si.
Milano ti entra dentro. Ha l'atmosfera di un amore, è frenetica e intensa. Ogni strada ha
qualcosa di nascosto, di speciale. Ogni zona un parco da scoprire. Per non parlare dei
mille negozi e botteghe. E' una città eterna ma sempre in evoluzione. Credo che ogni
persona che scriva e sia stata a Milano sarà per sempre contagiata, influenzata dalla
realtà milanese.   

- Cosa ne pensi dell’amore?
 


L'amore è il carburante che ci mette in moto. Se ami e
vieni ricambiato, se ami e non vieni ricambiato, se non ami e vieni amato, se ami e basta ti
senti vivo. Penso che l'amore sia possibile in ogni forma, in ogni persona, in ogni coppia.
Nell'amore è idiota essere razzisti. L'amore è amore, quindi non capisco come si può
essere contro delle coppie che si amano.

- Meglio amare ma soffrire, o non amare e non soffrire?
 


Credo che sia
impossibile non amare. Amerai sempre. Anche quando hai sofferto o stai soffrendo. Non
puoi decidere di non amare più. L'amore è incondizionato e quindi non si può scegliere se amare o non amare. Io amo l'amore quindi dirò sempre che è meglio amare.

- Sei fidanzata? Il tuo ragazzo cosa ne pensa di questa tua mente
sognatrice? 
Si, sono fidanzata e sono contenta di stare con il mio migliore amico. Lui
pensa che io sono fortunata a sognare così e per questo ho una mente abbastanza
contorta. Dice che io ho molti più desideri di lui, ma io non lo credo affatto.

- Cosa significa per te la parola amore?
  Secondo te, con il continuo
evolversi delle nuove generazioni questa parola sta perdendo del suo vero
e profondo significato? 
 Qualche tempo fa ho scritto che amore significa fare la dieta
insieme. Non perchè bisogna privarsi di qualcosa, ma perchè bisogna condividere e stare
vicino alla persona che ami nei bei momenti ma soprattutto nelle difficoltà. La nostra è una
società materialista, che sta mettendo un prezzo a tutto. Tutto questo ha portato a una
materializzazione dei sentimenti, soprattutto dell'amore. Le persone stanno diventando
sempre più egoiste,portandole ad amare solo quando hanno tempo o voglia. Per questo
spospolano gli Scopa amici. Scusa le parole, ma penso che sia la verità. Vedo nonni che
si amano per anni e ragazzini che si lasciano subito. Ma anche anziani divorziati e ragazzi
fidanzati da anni. Non penso che sia un problema delle nuove generazioni, ma un
problema della società. Nessuno è escluso, purtroppo.

- Cosa ne pensi delle scappatelle? Se il tuo ragazzo baciasse una persona
mentre non e’ lucido, tu come reagiresti?

Personalmente non le approvo e sono
sicura che non lo perdonerei. Odio solo il pensiero. Ma parlo per me. Sono gelosa,
permalosa e molto possessiva, quindi credo che no, non lo perdonerei e non le
approverei.

- Quali nuovi post hai in programma? 


Ho ancora tante storie da raccontare. Tra
poco pubblicherò il racconto che è stato pubblicato su una pagina di facebook. Poi vorrei
allungare i dialoghi tra Lu & Po, perchè è da troppo tempo che non litigano un po'. Forse
aggiungerò una nuova pagina, ma non c'è ancora nulla di sicuro. Di sicuro so solo che
continuerò a scrivere, anzi a raccontare.

- Hai mai vinto qualcosa grazie alla tua attivita’ di blogger? Quanto
contano i premi? 

 Ho vinto un piccolo premio nazionale, ma non grazie alla mia attività
di blogger. Sarei stupida se dico che i premi non contano, anzi per me contano molto.
Dopo aver vinto il concorso, ho acquistato più fiducia in me stessa. Prima, poche persone
sapevano dell'esistenza del blog e della mia passione per la scrittura, forse è anche per
questo che ho deciso di chiamarmi Lu (oltre per la privacy); dopo la premiazione ho
incominciato a dirlo a tutti. Non mi vergognavo più di essere me stessa. L'ho detto anche
al mio professore di italiano. Adesso lo dico tranquillamente a chiunque. Le persone si
stupiscono quando leggono Lu  e mi chiedono chi è. E' strano, ma credo che Lu mi
nasconda dai pregiudizi della gente. Ma ora ho imparato ad ignorarli.

- Scrivi per gli altri o te stessa?
 


 Scrivo per Martina e per Lu. A volte scrivo per
sfogarmi, altre per stupirmi, alcune per mettermi alla prova ma sempre perchè ho qualcosada raccontare. Scrivo per me e a volte ho vergogna che qualcuno legga i miei racconti
davanti a me. Un'altro motivo per il quale ho scelto di aprire un blog.

-Grazie di aver regalato parte del tuo prezioso tempo. Possiedi un talento eccezionale.
Spero che il mondo ti 
sorrida sempre e che questa tua mente colorata possa dipingere sempre e comunque qualcosa di magnifico nei nostri cuori.  Il tuo blog: http://dipingiilcieloefallotuo.blogspot.it/

Grazie a te per questa opportunità. Spero che questa nostra passione un giorno diventi una professione. Mi
hai fatto pensare molto e spero di averti risposto al meglio.
A presto :)

 Bene, per un blogger alle prime armi come me, questo incontro e’ stato qualcosa di fantastico, profondo ed interessante. Come ben vediamo non tutto il mondo vive di superficialita’… C’e’ ancora qualcuno che vuole mettersi in gioco, che vuole vivere, che vuole sognare e sperare… 


Tutto e’ nato dall’amore, e tutto finira’ li.
Grazie.

A presto





Prossimo articolo –  Progetto Teatro Abusivo Marsala

Questo racconto si intitola "Solo Mio" ed è stato pubblicato sulla pagina di facebook Poems. http://www.facebook.com/photo.php?fbid=506893882654831&set=a.301323679878520.84647.185786781432211&type=3&theater


Quella notte il cielo era coperto di nuvole, delle stelle non c'era neanche l'ombra e il sonno tardava ad arrivare. Una notte senza stelle e senza sogni. Sono queste le notti in cui non riesco a non cedere. Le notti in cui il buio regna sovrano e il silenzio inghiotte tutta la città. E in quel buio che ha inghiottito anche me e la mia fredda razionalità, cerco il telefono e compongo quel numero tanto conosciuto che le mie dite scorrono sui tasti da sole.
Primo squillo. Fa che risponda.
Secondo squillo. Ti prego, non mancare stanotte.
“ Dottor Mastrotta, mi dica” solo quella voce calda riesce a calmare ogni mia paura.
“ Mi manchi...” sussurro, piano, impercettibilmente.
“ Arrivo subito, mi dia il tempo di prendere l'auto.” Amo quando bluffa in quel modo.
“ Ti aspetto” riattacco e mi sdraio. Pochi minuti dopo sento girare la chiave nella serratura. Un tuffo al cuore e lo vedo sbucare dalla luce fioca del corridoio. Gli vado incontro e mi perdo nei suoi abbracci, nei suoi baci, nelle sue carezze.
Al risveglio lui è lì, accanto a me. Occhialetti da lettura e giornale. Per un momento fingo che quella sia la nostra quotidianità, fingo che la sua fede è mia, che insieme viviamo il nostro matrimonio, fingo che lui sia solo mio. Mi guarda e baciandomi appena sussurra: “ Buongiorno amore”. Con calma si alza e lentamente comincia a vestirsi.
“ Vado, prima che mia moglie si insospettisca e chiami in ospedale. Ti chiamo io, presto” e con un altro insulso, veloce e freddo bacio scappa via. E io mi abbandono al ricordo di noi con la certezza che non sarà mai solo mio.  

lunedì 22 ottobre 2012

Tra la nebbia il mare.


Il mare si stendeva a perdita d'occhio, squarciato a metà da un molo dove il legno, reso quasi bianco dal sale marino, sembrava che stesse in piedi quasi per magia. Una magia che aveva incantato anche i pali di legno, che dal centro del mare costeggiavano tutta la riva, con il solo compito di fare da sostegno per i gabbiani stanchi. I pescherecci, stremati da una notte di lavoro, si trascinavano sul pelo dell'acqua, frastagliando l'orizzonte, il centro in cui il cielo e il mare si univano in un nulla pieno di mondo. E con l'alba alle porte, le mondine camminavano, una accanto all'altra, come scolarette, sguazzavano nel mare ancora basso. Loro, le mondine del , che raccoglievano le preziose telline e le ricercate cozze, conoscevano a memoria i suoi tempo. Chine sulla battigia raccoglievano e in enormi cesti, sacchi e reti, posavano i loro frutti di mare, sacri come pepite d'oro. Ma non erano sole: altri paesani, turisti, uomini e bambini erano chini, chi piegato, chi seduto, tutti ma proprio tutti alla ricerca delle piccole pepite d'oro che il mare regalava.
Era la spiaggia dei pescatori. Chiunque ci andava, prima o poi, si sarebbe ritrovato piegato alla ricerca delle telline. Come una legge arcaica, come un misterioso incantesimo. Era così. E all'improvviso, dal nulla, senza nessun preavviso, quel giorno si alzò la nebbia. Un manto grigio perla che in una mattina di metà agosto ingoiò il molo, i gabbiani e i pali immersi nell'acqua. Tutto venne coperto. L'orizzonte frastagliato dai pescherecci era solo un fievole ricordo mentre i gabbiani che volavano alti venivano coperti dalla coltre grigia.
Il mondo intorno a loro cambiava ma le mondine non se ne accorgevano. Continuavano a scavare, a scoprire, a raccogliere.
La nebbia sul mare: sembra quasi una favola raccontata nelle gelide notti d'inverno, una leggenda di un paese lontano. E come un racconto senza fine, è bello pensare che le mondine, altri paesani, turisti, uomini e bambini siano ancora li , chini sulla battigia immersi nel manto grigio perla alla ricerca delle piccole pepite d'oro che solo il mare sa donare.  

giovedì 11 ottobre 2012

L'inizio.

Il caldo quel giorno era insostenibile, soprattutto durante l'ultima ora del venerdì. Come una minaccia ,aleggiava la tensione per il fine settimana. Nessuno stava davvero ascoltando la lezione. La povera professoressa cercava di parlare, di farci incuriosire, ma ognuno di noi aveva altro a cui pensare. Sono le ultime ore quelle più lunghe. Continuavo a guardare l'orologio, speranzosa che i minuti volassero. Ma più desideri qualcosa più quella rallenta e si trascina, arrivando sempre un po' troppo tardi. Ed era in quelle ore calde, noiose, lente in cui la mia testa cominciava a girare, a partire. Volavo lontano da quell'aula. Guardando fuori dalla finestra, una penna in mano e un foglio bianco, scrivevo i miei viaggi. Erano viaggi lontani, in posti sconosciuti, attraverso vite mai vissute. Viaggi che partivano con un'idea, ma non sapevo mai dove sarebbero finiti. Alcuni duravano un'ora, altri giorni. Fogli e fogli sparsi in giro tra quaderni, cartelle, libri. Fogli dove si rincorrevano storie, dialoghi, amori, liti, guerre, scoperte. Ma quel giorno era diverso. Quello fu il mio primo viaggio. Annoiata, presi una penna e un foglio e incominciai a scrivere, piano. Avevo quasi paura di quello che poteva succedere. Inizia con una frase d'effetto, una cosa tipo "La ragazza che hai conosciuto ora non c'è più" passando poi a un monologo triste e strappalacrime. Una storia come tante: illusa e inerme, una ragazza ripensa all'amore appena finito. Fu la mia prima storia scritta tra i banchi di scuola. Ho sempre amato, di un amore folle e incondizionato, inventare storie. le raccontavo a voce ai miei amici, le scrivevo sul pc quando ero a casa o su quadernetti che poi, puntualmente, perdevo. Ma non avevo mai provato a scrivere in mezzo ad altre persone. Scrivere è come baciare, un intesa intima tra la tua fantasia e il foglio, tra le parole e le idee. Pensavo che non sarei mai riuscita a farlo in mezzo ad altre persone. Invece quel giorno fu solo l'inizio. Come un rito, ogni giorno scrivevo, tra gli appunti infilavo una frase, un discorso, qualche dialogo. Qualche giorno dopo, cercando e lottando contro la miriade di fogli e fogliettini rileggevo quello che avevo scritto e se mi piaceva abbastanza da farmi sorridere, lo conservavo. Tra quei banchi di scuola nacque l'idea di questo blog, ormai mio amico fidato, ciò che chiamo teneramente Mia Creatura. Questo fu solo l'inizio. Il mio inizio.
Lu.

mercoledì 3 ottobre 2012

L'inizio di un rito.

Entrai in quella caffetteria scrutando ogni angolo. I divanetti bordeaux, gli specchi sulle pareti, le sedie in legno come i tavoli. Tutto aveva un ruolo preciso, un preciso posto. Un ronzio piacevole faceva da colonna sonora a quella realtà così surreale. Silenziosamente mi avvicinai al bancone, cercando di decifrare il menù appeso alla parete. Tutti nomi strani e stranieri, quindi andai sul sicuro ordinando un buon caffè americano. La cordialità con cui mi servirono mi stupì. Era un ambiente totalmente diverso dalla realtà della città in cui eravamo. Il caos, la fretta, il nervosismo l'avevano lasciato fuori dalla porta. Presi in mano quel bicchierone di cartone, bollente, che emanava il delizioso profumo del caffè. Cercai un posticino tranquillo, lontana dai un po' chiassosi studenti. Mi sedetti vicino alla grande finestra che dava sulla strada. passanti, bambini, donne, uomini, tutti correvano, verso una meta sconosciuta. Sembrava un mondo parallelo. Seduta comodamente su quel divanetto, cominciai a sorseggiare il caffè. Come ogni americano che si rispetta avevo anche il tappo al bicchiere. Con il primo sorso mi scottai appena la lingua, ma quella sensazione fastidio scomparì appena il gusto caldo e avvolgente mi riempì la bocca, il naso, la gola. Un abbraccio caldo che riscaldò il resto del corpo infreddolito dall'inverno. Sorso dopo sorso capii perchè quel posto era tanto speciale. Era una boccata d'aria dalla città, un oasi dove potevi concederti del tempo per te scrivendo, leggendo, ascoltando musica. Non c'erano limiti di tempo, non c'erano pressioni. C'era solo la tranquillità di una caffetteria fuori dal comune. Ma non si può scappare dai propri impegni. Finito il caffè mi alzai, contro voglia, ma con la certezza di aver scoperto un luogo dove tornare, quando la città diventava stretta, e il traffico assordante. Con un sorriso rivolto a chiunque lo avesse accolto, uscii dalla caffetteria. Fu l'inizio di un rito, di un regalo, che di tanto in tanto i sarei concessa, dando una pausa alla quotidianità cittadina.