sabato 12 ottobre 2013

Una cosa da niente.

La prima volta che lo vide era un sabato mattina. L'autunno era entrato impetuoso tra le vie del paese, raffreddando tutto, ingiallendo le foglie. Come un brav'uomo, aveva spogliato gli alberi di ogni veste. Con tutte le sue buone intenzione non era però riuscito a raffreddare gli animi.
Era sabato mattina, il cielo azzurro e terso aveva accolto gli animi ribelli di un paesino di provincia. Lei, fuori dagli schemi fin da bambina, la testa che vagava tra sogni, desideri e speranze, si perdeva tra le parole stampate su pagine ingiallite, vecchi libri che profumavano d'amore e avventura e magia. Lui, piedi ben piantati a terra, sguardo calmo e severo, un cappotto lungo, che nascondeva un'eleganza senza tempo.
Lei, accoccolata in camera sua.
Lui, di corsa, verso la fermata del tram.
Fu un attimo.
Non l'aveva mai visto, non sapeva che suono avesse la sua voce o se il profumo della sua pelle ricordava il pane o l'infrangersi delle onde contro gli scogli. Lei non lo sapeva. Non lo conosceva. Ma era bastato un attimo. Un sguardo rivolto alla sua finestra, un sorriso, una corsa, un tram, un autunno, un sabato mattina. Una cosa da niente.
Ma è per le cose da niente che si perde la testa.

Non riuscì a pensare ad altro per una settimana, nonostante i sogni, i desideri, le speranze e i libri. Non ci riusciva. Un'ossessione, l'avrebbero chiamata gli altri. Ma Lei non poteva che chiamarlo Lui.

La seconda volta che lo vide era un sabato mattina. Il cielo autunnale era terso, l'aria pizzicava il naso, affondato in una morbida sciarpa. Lo stava aspettando. Non aveva pretese, non voleva essere riconosciuta, non voleva miracoli. Voleva solo sentire il suono della sua voce, conoscere il profumo della sua pelle. Cose da niente.
Lui arrivò.
Qualcuno giurò di averli visti baciarsi, chi raccontò che ci fu solo una stretta di mani.
Ma lui arrivò, le sorrise e le chiese se doveva prendere l'autobus. Lei disse di no.
Si guardarono, a lungo come se le parole fossero un soprammobile inutile.

Passarono svariati autobus, fino a che Lui trovò le parole giuste.
Le pesò, le scelse con cura.

"Le va un caffè? Una cosa da niente. Solo noi due."

Lei sorrise.
Le piaceva come riusciva a posare le parole.
" Mi piacciono le cose da niente."


Si scambiarono anima e corpo, quei due, si amarono fino a farsi del male, si unirono diventando un'unica essenza, restarono insieme fino alla fine. Si amavano. Una cosa da niente.



giovedì 10 ottobre 2013

Forse.

Cercheranno sempre di metterti i bastoni fra le ruote.
 Invidiosi, vorranno solo rovinarti il tuo sogno. Bastardi, sputeranno sulle tue creazioni solo per il semplice piacere di godere della loro grandezze. E se non sarà abbastanza per il loro smisurato ego, ti denigreranno. Cos'è tutto questo? Ha un nome? O è solo una realtà che per troppo tempo ho ignorato, accecata così da sogni e speranze oramai superflue?


Ci sono domande a cui non riesco a darmi risposta quando la notte arriva e c'è silenzio, e ci sono solo io con me. Non so cosa dire se questo fango mi lascerà annegare, tirandomi giù, togliendomi il respiro.
In preda a un vortice di emozioni, l'unica certezza è questa passione e questo amore.
E forse non serve nient'altro.

Forse.

venerdì 4 ottobre 2013

Respiro parole, spargendole in giro, nelle giornate autunnali. Le ritrovo mie, in emozioni sempre nuove.


Settembre è una rinascita. È risveglio. È essere nuovi, rinnovati, unici. È continuare a lottare con forza maggiore.
 

Settembre è un passaggio, è pieno di dubbi, certezze, scelte e talvolta rimpianti. È malinconia. Si trema come foglie, ci si riscalda con il pallido sole. 

Settembre è un'occasione.




Come inchiostro, parole al gusto si caffè. 







Ci sono giornate in cui l'estate lascia il posto all'autunno: l'aria pizzica appena, ci si chiude in giubbetti e magliette leggere, speranzosi che il freddo non entri troppo in profondità. Era una giornata di quelle quando Lu si guardò allo specchio e capì che niente e nessuno poteva comprenderla, amarla, aiutarla, sgridarla quanto il suo paziente e amorevole Po. Non avevano nulla in comune, forse. Completamente distanti e distinti, penso. Bhè, in fin dei conti non lo sapeva neanche lei. Lei e Po erano semplicemente Lu e Po. Parlavano di tutto, avevano idee completamente diverso l'uno dall'altra eppure non si erano mai allontanati, neanche per un'incomprensione. Mai. E forse era amore o possessione o ossessione. Loro ERANO, SONO e SARANNO. Eterni, forse, senza tempo.












Mi sento intrappolata in una realtà estranea, legata alla merda che mi affoga. Cosa voglio davvero? Ancora non lo so. Libertà, forse e tanta felicità. E allora cosa ci faccio ancora qui? Non devo mettere radici dove il sole non arriva.

Ma poi arriva lui, mi sorride accecandomi d'amore.

giovedì 3 ottobre 2013

Baciami, fammi respirare il tuo profumo, cucimi addosso i tuoi occhi e le tue labbra e le tue mani. Come un pittore, dipingimi.

Gioco con le parole, che vinca il migliore.

Un bacio al sapore di caffè,
Il freddo del mattino, 
La tastiera che frenetica scandisce i secondi. 

Basta poco per essere felici. 
Mi basta quest Noi.


E' iniziata una nuova quotidianità, fatta di volti nuovi, nuovi luoghi, nuove realtà e voci. 

Un mondo unico. 
Un passo verso la realizzazione del mio sogno. 

Se il mio pensiero è felice, 
io sono felice.


Si Rinventa il mondo a modo nostro. Si rinventa il modo di amare e ridere. 

Io, per esempio, mi rinvento lavori e passioni. Rinventarsi è completa creatività, usare ciò che si possiede per far nascere qualcosa di unico, nostro. 
Eterno.