lunedì 13 ottobre 2014

Proibito.

Lo guardavo e mi perdevo in ogni suo lineamento teso, intento a leggere quel brano, gli occhi socchiusi, le labbra che si muovevano velocemente. Non riuscivo a non distogliere lo sguardo, ogni momento sospeso in quel tempo solo nostro. Di tanto in tanto alzava gli occhi dalla carta stampata e mi sorrideva.
“Perché mi guardi?” mi chiese chiudendo di scatto il libro.
“Così”.
“Smettila” non ammetteva repliche.
“Non faccio nulla, guardo solo il mio professore.”
“Infatti, sono il tuo professore.”
“Lo so, è inutile che me lo ripeti ogni singola volta che ti guardo.”
“ Te lo ripeto perché ogni volta mi guardi così… e…”
“E…?”
“ Basta. Ne abbiamo già parlato.”
“No! Tu hai semplicemente detto che c’era questa…. COSA tra di noi ma non ne volevi saperne. Hai fatto morire ogni possibilità. Mi stai lasciando morire da sola in questo nulla. Il nostro possibile nulla.”
“Basta! Come devo dirtelo che non c’è niente di sano in tutto questo? Non va, non può andare e mai andrà. Te ne rendi conto?”
“ Io no, e tu? Lo capisci quello che provo? Lo sai, lo sai da sempre.”
“ Si e per questo ti tengo a distanza. Ma tu mi guardi e io che posso fare? Non capisco più niente, non mi fai capire più niente.”
“Non posso non guardarti così. E’ l’unico modo che ho per averti.”
“Non parlare. Non dirlo. Non possiamo. “
“Non possiamo o non vuoi?”
“Hai vent’anni anni.”
“ E tu ventotto.”
“Non vuol dire niente.”
“Sono maggiorenne.”
“E malata!”
“Grazie per ricordarmelo ogni volta! Ho vent’anni e sono vent’anni che sono bloccata qui, in questo inferno senza poter esprimere ciò che provo. E no, non me ne frega un bel niente di poter correre e muovermi se non posso amare. Perché è questo che stai facendo: mi impedisci di amarti. Da due anni. Sguardi, battute, la tua continua negazione. E poi ci sono io, che rimango intrappolata qui. Da sola.”
“Non sei sola. Ci sono io, ci sarò sempre io. E per quanto tutto questo sia inopportuno io… lo sai.”

“Lo sai, lo sai. Non so cosa pensi che io sappia ma ora non so un bel niente. So solo che mi neghi tutto continuando a farmi credere in qualcosa. Aspetto. E questa attesa mi ha stremato. Non ho più le forze per aspettare che tu capisca. Non puoi capire. Non è un’infatuazione, io ti amo. Ogni tuo gesto, ogni tuo respiro. Tutto. Io ti amo. Ma da lontano. E’ come se guardassi uno spettacolo, un concerto. Bellissimo, ma dagli spalti. Da sola.”

Si avvicinò. Non parlava semplicemente mi guardava, fisso. Un sorriso sbilenco impercettibile. Mise le sue mani sulle mie e il tempo cessò di esistere. Ogni cosa trovò il suo posto in quel attimo estremamente esatto. E lui mi baciò. Un attimo, le sue labbra tra le mie, gli occhi, quegli occhi, socchiusi. Le sue mani sul mio viso.  Un attimo. Poi tornò a leggere. 

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