Lo guardavo e mi perdevo in ogni suo lineamento teso,
intento a leggere quel brano, gli occhi socchiusi, le labbra che si muovevano
velocemente. Non riuscivo a non distogliere lo sguardo, ogni momento sospeso in
quel tempo solo nostro. Di tanto in tanto alzava gli occhi dalla carta stampata
e mi sorrideva.
“Perché mi guardi?” mi chiese chiudendo di scatto il libro.
“Così”.
“Smettila” non ammetteva repliche.
“Non faccio nulla, guardo solo il mio professore.”
“Infatti, sono il tuo professore.”
“Lo so, è inutile che me lo ripeti ogni singola volta che ti
guardo.”
“ Te lo ripeto perché ogni volta mi guardi così… e…”
“E…?”
“ Basta. Ne abbiamo già parlato.”
“No! Tu hai semplicemente detto che c’era questa…. COSA tra
di noi ma non ne volevi saperne. Hai fatto morire ogni possibilità. Mi stai
lasciando morire da sola in questo nulla. Il nostro possibile nulla.”
“Basta! Come devo dirtelo che non c’è niente di sano in
tutto questo? Non va, non può andare e mai andrà. Te ne rendi conto?”
“ Io no, e tu? Lo capisci quello che provo? Lo sai, lo sai
da sempre.”
“ Si e per questo ti tengo a distanza. Ma tu mi guardi e io
che posso fare? Non capisco più niente, non mi fai capire più niente.”
“Non posso non guardarti così. E’ l’unico modo che ho per
averti.”
“Non parlare. Non dirlo. Non possiamo. “
“Non possiamo o non vuoi?”
“Hai vent’anni anni.”
“ E tu ventotto.”
“Non vuol dire niente.”
“Sono maggiorenne.”
“E malata!”
“Grazie per ricordarmelo ogni volta! Ho vent’anni e sono
vent’anni che sono bloccata qui, in questo inferno senza poter esprimere ciò
che provo. E no, non me ne frega un bel niente di poter correre e muovermi se
non posso amare. Perché è questo che stai facendo: mi impedisci di amarti. Da
due anni. Sguardi, battute, la tua continua negazione. E poi ci sono io, che
rimango intrappolata qui. Da sola.”
“Non sei sola. Ci sono io, ci sarò sempre io. E per quanto tutto
questo sia inopportuno io… lo sai.”
“Lo sai, lo sai. Non so cosa pensi che io sappia ma ora non
so un bel niente. So solo che mi neghi tutto continuando a farmi credere in
qualcosa. Aspetto. E questa attesa mi ha stremato. Non ho più le forze per
aspettare che tu capisca. Non puoi capire. Non è un’infatuazione, io ti amo.
Ogni tuo gesto, ogni tuo respiro. Tutto. Io ti amo. Ma da lontano. E’ come se
guardassi uno spettacolo, un concerto. Bellissimo, ma dagli spalti. Da sola.”
Si avvicinò. Non parlava semplicemente mi guardava, fisso.
Un sorriso sbilenco impercettibile. Mise le sue mani sulle mie e il tempo cessò
di esistere. Ogni cosa trovò il suo posto in quel attimo estremamente esatto. E
lui mi baciò. Un attimo, le sue labbra tra le mie, gli occhi, quegli occhi,
socchiusi. Le sue mani sul mio viso. Un
attimo. Poi tornò a leggere.
Nessun commento:
Posta un commento