domenica 25 novembre 2012

La piccola Parigi- Un venerdì pomeriggio diverso.

Era un caldo giorno di primavera. Avevo staccato prima dall'ufficio, era un venerdì noioso e senza molto lavoro; avevo quindi deciso di tornarmene a casa. Un programmino me lo ero già fatto: prendere la bici e pedalare lentamente godendomi il primo caldo. Magari avrei chiesto a mia moglie di seguirmi, tanto per non sentire le sue lamentele quando sarei tornato a casa, la sera. Camminavo con una lentezza degna dei miei anni. Nessun pensiero, nessun dubbio. Qualche idea filosofica sul perché il mondo del lavoro non era più quello di una volta, ma niente più. Ero arrivato davanti al portone e con una calma fuori dalla mia portata, ho aperto la porta. Un pensiero lieve mi aveva sfiorato, forse avrei dovuto avvisarla, mia moglie. Ero arrivato davanti alla porta di casa e lentamente girai la chiave nella toppa mentre dei tonfi strani arrivavano da dentro. Insospettito, ero entrato più velocemente del dovuto e la scena che mi si piazzò davanti mi paralizzò: mia moglie, vestita con un leggerissimo velo di lenzuolo e il signore del quinto piano, munito di mutande slabrate e pelo al petto lungo almeno venti centimetri, mi guardavano. Lei cominciò ad urlettare qualcosa, mentre lentamente avevo appoggiato la mia ventiquattr'ore a terra. Forse la mia espressione sorpresa e un po' divertita, il signore peloso del quinto piano l'aveva fraintesa per imbestialita, incazzata e arrabbiatissima, perché d'improvviso si era diretto urlando verso la finestra, ha lanciato un bacio verso mia moglie e poi si è buttato. Una scena da film romantico sudamericano o qualcosa del genere. Si era evidentemente dimenticato che ci eravamo trasferiti al primo e non abitavamo più al piano terra, come gli anni prima. La cosa più buffa è stata quando, urlando, continuava a ripetere che gli faceva male una gamba, mentre la signora del sesto piano, munita di bastone, gli chiedeva chi l'aveva buttato giù. Vedendo mia moglie affacciata al balcone, sconvolta, la signora del sesto piano urlava contro di lei "sconsiderata". Il risultato di quel venerdì pomeriggio fu una gamba rotta e un divorzio rimandato da troppo tempo. Ah, e una pedalata in santa pace.

Nessun commento:

Posta un commento