"Ti voglio"
Faceva freddo. La neve cadeva, fitta, mancava la città. Il suo strabiliante candore faceva a pugni con la strada, lo stride dei clacson, lo smog e il traffico che si impantanava.
Faceva freddo e tu mi guardavi, come se fosse l'ultima volta, o la prima. Mi spogliavi delle mie paure.
"Ti voglio" avevi settore come se il mondo aspettasse solo questo, la conferma di una passione placata dal buonsenso, buon costume, buona educazione.
Sorridevo. Chissà se era vero, chissà se c'era passione o era solo una tua folle idea nata dalla battaglia tra candore e crudità della città. Ma tu mi guardavi, e le tue mani mi accarezzavano, e non solo di paure mi spogliavi.
"Ti voglio"
"aspetta" cercai di divincolarmi, come sempre. Buoncostume, forse. Facevo a botte con il mio istinto e il mio buonsenso. Ma niente era buono. Girai la sedia e le pesanti ruote cigolarono.
"aspetta amore, ti aiuto..." mi portai fino in camera.
"Ti amo, fino in fondo" mi dicevi.
"Ti amo in ogni tua follia" ti rispondevo e mandato al diavolo il buon costume. E anche la sedia a rotelle.
Questo blog è come la casa di un folle: pieno di particolari che lasciano intravedere la mia vera essenza, ma solo chi vorrà davvero potrà capirne il vero significato.
lunedì 9 dicembre 2013
Buoncostume.
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