domenica 3 giugno 2012

Domenica pomeriggio.

Era domenica, un'altra maledetta domenica pomeriggio. E dovevo studiare, ma i libri mi spiavano mentre cercavo di fare tutt'altro. Anzi riuscivo perfettamente a fare tutt'altro. Seduta sul davanzale della finestra a gambe incrociate, guardavo il mare. Le onde, la schiuma, i gabbiani, i coraggiosi che correvano e i bagnanti fortunati. Mi dava i brividi. Il rumore delle onde che sbattevano piano sulla spiaggia, mi facevano venir voglia di cantare, urlare, ballare. Un'euforia interna che voleva esplodere. Fuochi d'artificio. Guardai per l'ultima volta i libri e maledicendoli amorevolmente saltai giù dal davanzale, direttamente sul prato. " Dovrebbero proibire lo studio di domenica". Il vestitino bianco svolazzava, emozionato dalla nostra uscita inaspettata. I miei erano fuori e non sarebbero tornati prima di cena. Tutti i ragazzi normali della mia età ne avrebbero approfittato avendo casa libera ma io mi deprimevo sapendo che non c'era nessuno in casa. Uscii dal cancello di dietro scavalcandolo tranquillamente. Sarei stata via un'oretta, non di più. Camminavo piano, gustandomi la prima domenica decente da mesi. Evitai accuratamente i luoghi affollati, dirigendomi verso il angolo di quiete, come lo chiamavo io. Un muretto, niente più. Un muretto con dei fiori, vicino al mare, più precisamente agli scogli. Quindi quasi nessun bagnante. Amavo andare li anche d'inverno, quando il mare s'ingrossava. Ma all'inizio dell'estate, con i cespugli in fiore, era magnifico. Con un piccolo saltello, mi sedetti sul mio muretto. Aprii il librone di disegno che avevo portato con me e cominciai a disegnare. Non era un vero e proprio disegno ma scarabocchi, appunti, frasi. Dovevo liberarmi della noia. E poi, così d'improvviso, alzai gli occhi e lo vidi. No, non era come nei film. Nessuna visione angelica, nessun coro celeste e niente rallentatore. Ma lo vidi. E era bello. Correva e i pantaloni gli si arrotolavano intorno alle cosce, mettendo in risalto i muscoli. I polpacci in tensione gli davano un'aria atleticamente bella. La maglietta bianca, sudata, appiccicata come colla al suo corpo, non lasciava nulla all'immaginazione. Mi immagino la mia faccia : bocca socchiusa, occhi spalancati. Perfetta espressione da ebete. E visto che non sono in un film, il bellissimo moro dagli occhi verdi che a pochi metri da me correva, con I-pod e cuffie al seguito, che potevo sentirlo ansimare, ecco quel moro non si accorse di me. Nessun colpo di scena. Niente. Continuò per la sua strada. Anzi tornò anche indietro correndo incontro a una magnifica biondona, bellezza statuaria, bella anche con un sacchetto nero della spazzatura, la abbracciò e se la baciò. Ovvio. Un figo con una figa. Richiusi di scatto il librone, lo misi in borsa e mi incamminai verso casa. Io odio la domenica pomeriggio.

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