Quella notte il cielo era coperto di
nuvole, delle stelle non c'era neanche l'ombra e il sonno tardava ad
arrivare. Una notte senza stelle e senza sogni. Sono queste le notti
in cui non riesco a non cedere. Le notti in cui il buio regna sovrano
e il silenzio inghiotte tutta la città. E in quel buio che ha
inghiottito anche me e la mia fredda razionalità, cerco il telefono
e compongo quel numero tanto conosciuto che le mie dite scorrono sui
tasti da sole.
Primo squillo. Fa che risponda.
Secondo squillo. Ti prego, non mancare
stanotte.
“ Dottor Mastrotta, mi dica” solo
quella voce calda riesce a calmare ogni mia paura.
“ Mi manchi...” sussurro, piano,
impercettibilmente.
“ Arrivo subito, mi dia il tempo di
prendere l'auto.” Amo quando bluffa in quel modo.
“ Ti aspetto” riattacco e mi
sdraio. Pochi minuti dopo sento girare la chiave nella serratura. Un
tuffo al cuore e lo vedo sbucare dalla luce fioca del corridoio. Gli
vado incontro e mi perdo nei suoi abbracci, nei suoi baci, nelle sue
carezze.
Al risveglio lui è lì, accanto a me.
Occhialetti da lettura e giornale. Per un momento fingo che quella
sia la nostra quotidianità, fingo che la sua fede è mia, che
insieme viviamo il nostro matrimonio, fingo che lui sia solo mio. Mi
guarda e baciandomi appena sussurra: “ Buongiorno amore”. Con
calma si alza e lentamente comincia a vestirsi.
“ Vado, prima che mia moglie si
insospettisca e chiami in ospedale. Ti chiamo io, presto” e con un
altro insulso, veloce e freddo bacio scappa via. E io mi abbandono al
ricordo di noi con la certezza che non sarà mai solo mio.
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